Il mio mare, il mio vento

È lunedì. Il fine settimana che si è appena concluso è stato un’esperienza nuova. Per la prima volta, cuoreblu ed io (insieme ad un piccolo numero di amici divertenti) abbiamo provato a giocare con i bambini grandi, e abbiamo partecipato ad una regata. Che poi… regata? Una veleggiata, dicevano. Una cosa tranquilla, da dopolavoro. Si, come no. Erano tutti lì come se non ci fosse un domani, che neanche il Pirata Morgan all’ultimo arrembaggio. L’acqua ribolliva di schiuma con le barche che si incrociavano nervose, come in una gigantesca tonnara.

Chi era presente, sostiene che io fossi insolitamente taciturno, probabilmente preoccupato per la mia barca. E aveva ragione. Poi, finalmente la partenza, ed ecco che già alla prima boa, avevamo il vuoto dietro. Per forza, erano tutti davanti!

Ci siamo divertiti, l’importante è questo. Abbiamo mangiato, abbiamo bevuto (più bevuto che mangiato, ad essere onesti), abbiamo preso talmente tanta acqua che pensavo che all’albero della barca sarebbero cresciuti i rami e le foglie. È stata una bella esperienza, ho imparato un po’ di cose sul mondo delle regate, che ancora conosco poco, e che probabilmente non conoscerò mai a fondo. Perché magari ci tornerò anche, ma non è questo il mio mare. Il mio mare, il mio vento, sono quelli che ti accompagnano tranquilli, sono quelli che parlano loro quando non ho voglia di parlare io, sono quelli che mi stanno ad ascoltare quando gli racconto due cretinate. Con il mio mare ed il mio vento, è inutile mettersi in competizione. Vinceranno sempre loro, perché io sono piccolo piccolo di fronte alla loro immensità.

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